mercoledì 27 novembre 2013

Realacci: Rispetto per i morti è anche lavorare per evitarne altri

 Pubblicato su greenreport (leggi articolo originale)

La commissione Ambiente della Camera ha sentito oggi in audizione il capo del dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli, in merito all’alluvione che ha colpito nei giorni scorsi la Sardegna. Il prefetto ha introdotto dicendo che le questioni principali riguardanti la tragedia vissuta in Sardegna sono sostanzialmente tre: la prima è inerente il governo dissennato del territorio, che è stato violato tra abusivismi, condoni e tombamenti di corsi d’acqua. La seconda questione riguarda l’eccezionalità dell’evento: in 12-15 ore sono caduti 467 mm di pioggia quanti ne cadono in 6 mesi. La terza questione è invece attinente alle polemiche definite “becere” sul sistema di allerta della Protezione civile, con l’esercizio dello scarico di responsabilità o del “tutti colpevoli, nessuno colpevole”. Nell’occasione Gabrielli ha rispiegato come funzione il sistema di Protezione civile che come stabilito dalla riforma del titolo V della Costituzione è materia concorrente con responsabilità dello stato e degli enti locali. Nello specifico il Capo della Protezione civile ha ricordato la filiera di responsabilità del sistema di allerta e ha fatto riferimento alla direttiva del 2004 che non tutte le istituzioni locali stanno rispettando. «Considero criminale che si consenta l’abitabilità dei seminterrati, soprattutto in zone a rischio esondazione: questi sono i presupposti che ci portano a raccattare morti in giro per l’Italia», ha sottolineato Gabrielli che poi ha annunciato che la Protezione Civile renderà pubblici gli “avvisi di criticità”, ossia le allerta inviate ogni giorno alle Regioni.
Sul tema dei finanziamenti, Gabrielli ha sottolineato come molto spesso la mancanza di interventi per la messa in sicurezza del dissesto idrogeologico non sia un problema di risorse. «Ho verificato quanti miliardi sono stati imputati a progetti. Tra fondi comunitari, fondi ex Fas, fondi di coesione e fondi regionali sono 2 miliardi e mezzo, dei quali sono stati spesi 400 milioni – ha spiegato Gabrielli – inoltre dei 600 milioni del fondo Apq (Accordo di programma quadro sul dissesto idrogeologico), abbiamo visto che ci sono Regioni che hanno speso lo 0,1%, molto probabilmente il compenso al commissario che doveva fare qualcosa e non ha fatto». Il Capo della Protezione civile ha poi ricordato che, anche se l’Italia diventasse un paese virtuoso a partire da oggi, per la messa in sicurezza del territorio «occorreranno anni ed anni», sia per un problema di meccanismi di spesa sia per i tempi tecnici di progettazione e realizzazione delle opere. In sintonia con Gabrielli si è trovato il presidente della commissione Ambiente territorio e lavori pubblici della Camera, Ermete Realacci: «Chiara e puntuale la relazione del Prefetto Gabrielli, sull’alluvione e le criticità idrogeologiche che hanno tragicamente colpito la Sardegna. Un dramma figlio sì di un evento climatico straordinario, ma anche della cattiva gestione del territorio, dell’abuso nel consumo di suolo, delle carenze di pianificazione e della mancanza di una diffusa cultura della protezione civile. Carenze che hanno scatenato polemiche poco fondate sul nostro sistema di previsione e allertamento, polemiche che rappresentano in realtà una foglia di fico delle inefficienze nazionali. Al di là del grave e noto fatto che varie Regioni, tra cui la Sardegna, non hanno Centri funzionali decentrati (Cfd) pienamente funzionanti, infatti, il nostro sistema di previsione e allertamento è efficiente ma non basta l’allerta: servono anche piani di emergenza da applicare sul territorio».
Realacci si è trovato d’accordo anche su alcuni passaggi “forti” della relazione del prefetto:  «D’accordo con Gabrielli: rispetto per i morti è anche lavorare per evitarne altri. Non è accettabile che ci siano persone che muoiono perché si trovano in macchina, o in un seminterrato, mentre è in corso un evento alluvionale. Per evitare di piangere altre vittime innocenti bisogna mettere in atto serie e coerenti politiche di prevenzione e messa in sicurezza del nostro fragile territorio. Necessario anche, come chiede una risoluzione di cui sono primo firmatario approvata all’unanimità da questa Commissione, stanziare già dalla Legge di Stabilità 500 milioni annui per la difesa del suolo e rivedere il Patto di Stabilità interno per consentire così agli Enti Locali che hanno risorse di investirle in interventi di prevenzione e manutenzione del territorio e di contrasto al dissesto idrogeologico. Ma serve un passo ulteriore: come proposto dal prefetto Gabrielli serve un patto sociale tra istituzioni e cittadini sui temi della protezione civile».

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